Piogge acide: perché sono pericolose?

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La pioggia innaffia, purifica e nutre la terra ed i suoi frutti sin da prima che esistesse l’uomo. Negli ultimi tempi, però, non è strano guardare alla pioggia (o meglio, a quella inquinata) come un nemico da combattere: analizziamo il fenomeno delle piogge acide e cerchiamo di capire da cosa è causato e quali sono le possibili conseguenze.

Piogge acide: definizione

Per piogge acide generalmente si intende la ricaduta dall’atmosfera sul suolo di particelle acide mediante le precipitazioni atmosferiche, come pioggia, grandine, neve ecc. Cercando di capire in modo semplice cosa succede con la pioggia, ad esempio, le gocce d’acqua in atmosfera, cadendo, inglobano molecole di inquinanti che, reagendo con l’acqua, formano delle sostanze acide, corrosive e potenzialmente dannose.

Il fenomeno è diventato scientificamente rilevante e preoccupante dalla seconda metà dell’Ottocento, durante il periodo della rivoluzione industriale, contesto in cui nasce la prima definizione di piogge acide. Entriamo nel dettaglio del fenomeno e vediamo perché le piogge acide portano questo nome e come si formano.

Perché sono chiamate acide e cos’è il pH

pH: cos’è e a cosa serve

Il pH è una grandezza fisica che indica l’acidità (e quindi anche la basicità) di soluzioni liquide e gassose. Ma cosa significa che una sostanza è acida? Una sostanza è più o meno acida in base alla sua capacità di donare ioni idrogeno H+ dopo la sua dissociazione; quindi, una sostanza che rilascia molto facilmente ioni H+ (tipo l’acido citrico, più comunemente detto succo di limone) avrà un pH molto più basso dell’acqua pura, che è neutra ed ha un pH di 7.

Il pH varia da una scala da 0 a 14, in cui il valore centrale, che è appunto di 7, indica la neutralità: al di sotto di esso, quindi da 7 a 0, i valori indicano una crescente acidità della soluzione, mentre al di sopra del valore neutro i valori indicano una crescente basicità, che analogamente è la capacità di una sostanza in dissociazione di liberare ioni OH-.

Acidità dell’acqua piovana

La pioggia non inquinata è leggermente acida, con un valore di pH che oscilla fra i 5 ed i 7, e questo è dovuto alla normale presenza di anidride carbonica in aria che, reagendo con l’acqua in atmosfera, forma acido carbonico. A causa delle emissioni in atmosfera di gas inquinanti come il biossido di zolfo (SO2) e gli ossidi di azoto (NOx), che reagiscono con l’acqua atmosferica, gli acidi disciolti nelle acque atmosferiche aumentano all’aumentare di questi inquinanti, raggiungendo pericolosi valori di pH e guadagnando proprietà corrosive non indifferenti.

Conseguenze e pericoli

La presenza di acidi così intensi nelle acque atmosferiche porta letteralmente ad una lenta corrosione di tutto ciò che ci circonda:
• Vegetazione: molte piante vengono danneggiate strutturalmente e, se non trattate e curate con i giusti fertilizzanti, non riescono a superare l’inverno
• Terreno: la chimica dei terreni può essere seriamente danneggiata fino ad arrivare alla sterilizzazione del suolo
• Acque superficiali: l’acidificazione di fiumi e laghi, interessati maggiormente dal fenomeno perché fungono solitamente da luoghi in cui defluiscono le precipitazioni, danneggia la flora e la fauna che li abita, danneggiando indirettamente anche noi esseri umani, in cima alla catena alimentare
• Centri urbani: le sostanze acide disciolte nelle piogge hanno diretti effetti corrosivi sugli edifici e le opere pubbliche, soprattutto se costruiti con rocce calcaree o in marmo.
• Esseri umani: fortunatamente le piogge acide non hanno effetti diretti sulla nostra salute, anche se ne risentiamo indirettamente in quanto in cima alla catena alimentare.

Rimedi e prevenzione

La parte più consistente di sostanze acide prodotta in atmosfera è causata dall’abbondanza, non dovuta a cause naturali, di biossido di zolfo, ossidi di azoto ed anidride carbonica. Negli anni sono stati presi diversi provvedimenti con lo scopo di ridurne le emissioni, prevalentemente di matrice industriale, tra i quali c’è, forse il più noto, Protocollo di Kyoto.

Cosa possiamo fare noi, inermi cittadini, per contribuire, seppur in minima parte, alla diminuzione delle emissioni? Basta giusto un po’ di attenzione:
• Preferiamo, ad esempio, la frutta di stagione ai frutti esotici: quanta strada deve fare una banana per arrivare dal Brasile fino alla nostra tavola? E quanta CO2 emettiamo facendo in modo che ciò avvenga?
• Riduciamo i consumi energetici, ad esempio limitando gli sprechi di energia elettrica a casa. Anche solo fare attenzione a spegnere le luci nelle stanze che non stiamo usando può fare la differenza!
• Investire nelle energie rinnovabili: installare qualche pannello solare sulla propria abitazione può rappresentare un costo elevato all’inizio, ma che viene spalmato nel tempo ed oltre a rappresentare un risparmio di denaro sul lungo periodo genera un risparmio di emissioni inquinanti, magari generate dall’uso di elettricità proveniente da fonti non rinnovabili.

Lo sapevi che…

Gli edifici ed i monumenti in roccia calcarea o marmo sono più soggetti ad usura causata dalle precipitazioni acide perché sono formati da composti con grande presenza di Calcio (Ca), che tende a reagire facilmente con la maggior parte degli acidi atmosferici, con conseguente disgregazione della pietra.

a cura di Nicola Salvemini

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