Il miracolo del sangue di San Gennaro: cosa dice la fisica?

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Ancora una volta si è ripetuto il prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro. Ma si tratta di un mistero anche per la fisica?

 

Si celebra tre volte l’anno, da ormai più di sei secoli, il rito che lascia tutti i napoletani con il fiato sospeso: si scioglie o non si scioglie? Questo è il dilemma! A Napoli non si scherza, il buon esito del prodigio è di buon auspicio, e questo 16 Dicembre 2023 “fortunatamente” il sangue si è sciolto. Ma si tratta di fortuna o di un miracolo?

Il miracolo, o meglio il “prodigio”

Ad essere precisi la Chiesa non riconosce il fenomeno della trasmutazione del sangue di San Gennaro come un miracolo, bensì preferisce parlare di prodigio. Si ripete tre volte all’anno in date fisse, l’ultima il 16 Dicembre, in memoria dell’eruzione del Vesuvio del 1631, quando i Napoletani pregarono con successo San Gennaro di salvare la città dall’invasione del magma. La procedura è sempre la stessa: l’ampolla viene estratta da una nicchia della reale cappella del Tesoro di San Gennaro, nel duomo di Napoli, e sottoposta a una serie di movimenti piuttosto bruschi, come vuole la tradizione. Quindi viene mostrata ai fedeli, nella speranza che la sostanza contenuta al suo interno, inizialmente solida, si sia trasformata in liquido. L’esito non è però così scontato, come nel 1939 e 1940 durante la guerra, e più di recente nel 2020, durante la pandemia di Coronavirus.

L’analisi della sostanza

Si tratta davvero di sangue? Questa è la prima domanda che si è posta, lecitamente, la comunità scientifica. Tuttavia, la Chiesa proibisce espressamente l’apertura dell’ampolla e dunque un’analisi diretta della sostanza in essa contenuta. È per questo che la fisica ha dovuto escogitare un metodo indiretto per analizzarla e questa non è poi una grossa novità. Difatti, è piuttosto comune in fisica studiare entità che non si ha la possibilità di toccare, come in questo caso, o addirittura vedere. Basti pensare alle minuscole particelle elementari che compongono l’universo, che la fisica studia seppur non ci sia alcuna possibilità concreta di vederle, neanche attraverso il più potente dei microscopi.

Tornando alla sostanza nell’ampolla, su di essa si è effettuata un’analisi spettroscopica, cioè si è studiata dettagliatamente la luce che da essa proviene, mostrando che essa risulta compatibile con la presenza di emoglobina, sostanza effettivamente contenuta nel sangue. Ciò non significa che si tratti con certezza di sangue, ma che per il momento non si può escludere che si tratti di esso. Per capirci, è un po’ come quando si dice che Marte offre (o ha offerto) condizioni compatibili con l’esistenza di una vita extraterrestre, che non significa che essa certamente ci sia (o ci sia stata), ma che di sicuro non si può escludere tale possibilità.

La spiegazione scientifica

Si sono avanzate più ipotesi, tra le quali la più accreditata ipotizza che la sostanza nell’ampolla sia tissotropica. In parole semplici una sostanza solida che, quando sottoposta a sollecitazioni esterne, come l’arcivescovo che agita l’ampolla in questo caso, diviene liquida e resta tale per un considerevole lasso di tempo. Non è così difficile pensare ad esempi pratici, della vita di tutti i giorni: il ketchup appare molto viscoso quando è fermo, mentre improvvisamente diventa liquido quando si agita la confezione, permettendo agevolmente la sua fuoriuscita. O ancora, quando nei film un personaggio cade nelle sabbie mobili, gli si consiglia sempre di immobilizzarsi. La
sollecitazione delle sabbie le farebbe comportare come un liquido e il personaggio sprofonderebbe irrimediabilmente al suo interno.

Un mistero ancora da risolvere

Lo studio sopra citato, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature nel 1990, è stato recentemente messo a dura prova. È il 30 aprile 2022 quando, all’apertura della cassaforte che custodisce l’ampolla, il sangue è già sciolto. Questo smentisce l’ipotesi principale degli autori dello studio, tre ricercatori del CICAP, guidati da Luigi Garlaschelli, ma non del tutto. Infatti, un’ulteriore possibilità, secondo gli studiosi, è che si tratti di una sostanza caratterizzata da un basso punto di fusione, e che quindi facilmente, nelle solite condizioni con cui si svolge il rito, passi allo stato liquido, permettendo la riuscita del prodigio.

Insomma, il mistero si infittisce e chissà se si riuscirà prima o poi a venirne a capo. Nel frattempo, ci godiamo il buon esito, che sicuramente porterà un’atmosfera serena alla stupenda città di Napoli.

 

a cura di Giuseppe Mansi

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