“Everything Everywhere All At Once”: siamo solo uno dei possibili universi?

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Dal capolavoro Marvel “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” al pluripremiato “Everything Everywhere All At Once”: il Multiverso nel cinema continua a riscuotere enorme successo, ma è solo fantascienza? Scopriamo insieme la fisica del film che ha trionfato agli Oscar 2023.

Aggiudicandosi il traguardo di film più premiato di sempre, con oltre 158 riconoscimenti in tutto il mondo e 7 statuette agli Oscar, “Everything Everywhere All At Once” è, secondo la stampa americana, il film definitivo sul Multiverso. La pellicola, diretta dai “The Daniels”, racconta la storia di Evelyn Wang (Michelle Yeoh), proprietaria di una lavanderia a gettoni che, dopo un controllo fiscale di routine, viene catapultata in un’avvincente e coloratissima avventura in cui, viaggiando da una dimensione all’altra del Multiverso, si batte contro un’entità maligna che minaccia l’intera Esistenza.

Effetti speciali, arti marziali, scene comico-surreali e riflessioni filosofiche: questo capolavoro cinematografico ci trasporta in un mondo infinito in cui tutto sembra essere possibile, persino la presenza di persone con dita a forma di hot dog. Ma è solo fantascienza o il Multiverso è una teoria plausibile? Per poter parlare di Multiverso in Fisica, occorre prima fare chiarezza sul concetto di Universo.

L’universo: che cos’è e perché parliamo di universo osservabile

L’Universo può essere definito come l’insieme che racchiude tutto ciò che esiste: materia, energia, pianeti, stelle e galassie. Tuttavia, nello studio di un qualsiasi corpo celeste, indaghiamo esclusivamente nel cosiddetto “Universo osservabile”, una sfera ideale centrata nell’osservatore, il cui raggio (circa 46 miliardi di anni luce) è pari alla massima distanza alla quale si trovano gli oggetti che siamo in grado di osservare. Tale sfera, detta di Hubble, non è un confine fisico ma è un concetto dipendente dall’età del nostro Universo e dalla velocità della luce. Lo studio di tutto ciò che si trova al di fuori di essa è affidato alla Fisica teorica e ai suoi modelli.

Quando è nata l’idea di multiverso?

“De l’infinito, universo e mondi” è l’opera in cui Giordano Bruno ipotizzò la presenza di innumerevoli mondi abitati e di un universo infinito, anticipando di secoli alcune idee della cosmologia moderna. Tuttavia, l’idea vera e propria di Multiverso si è sviluppata quando gli scienziati, nel tentativo di spiegare le caratteristiche del nostro universo, hanno ipotizzato la presenza di ulteriori universi, al di là dell’universo osservabile.

Ci sono delle domande, infatti, a cui la Scienza non è riuscita a dare ancora delle risposte con gli attuali modelli fisici. Ad esempio: perché le costanti fisiche in natura sono proprio queste e non altre? Una delle possibili spiegazioni è che siamo soltanto uno dei tanti possibili universi possibili e che questo è, semplicemente, quello più fortunato. Ritenute plausibili da alcuni scienziati e assurde da altri, le teorie sull’esistenza del Multiverso sono diverse: vediamo quali sono le principali.

L’universo a bolle: che cos’è

Alcuni cosmologi del Multiverso ipotizzano l’esistenza del cosiddetto Universo “a bolle”. Secondo tale teoria, il Multiverso è un insieme di universi coesistenti, rappresentati da bolle cosmologiche in espansione originate da un big bang. Questi universi possono avere dimensioni differenti ed essere caratterizzati da leggi e costanti fisiche diverse da quelle attualmente conosciute dalla Fisica. Il fisico russo Andrej Dmitrievič Linde, docente all’Università di Stanford e sostenitore della Bubble Theory, utilizza scherzosamente l’espressione “a coppa di champagne”, paragonando gli universi alle bollicine che galleggiano nel bicchiere. In questo caso, il nostro Universo non è altro che una bolla le cui condizioni sono tali da consentire lo sviluppo della vita e dell’Universo osservabile a noi noto.

L’universo a membrane: che cos’è e perché potremmo essere intrappolati nella nostra dimensione

Seconda la teoria dell’universo “a membrana”, ogni universo è una membrana posta all’interno di uno spazio avente un maggior numero di dimensioni. Il nostro universo sembra avere quattro dimensioni: tre dimensioni spaziali e una dimensione temporale. Noi e tutto il contenuto tridimensionale del nostro universo (escludendo quindi la variabile del tempo), saremmo relegati su una specie di membrana. Potremmo paragonare la membrana ad un tavolo da biliardo, un piano bidimensionale, che costringe l’universo (rappresentato dalle palle da biliardo) a estendersi sulla sua superficie, contenuta in uno spazio di tipo tridimensionale.

L’universo quantistico: esistono altre versioni di noi stessi?

 La teoria dell’Universo quantistico è quella più vicina all’idea di Multiverso sviluppata dalla letteratura e dal cinema. Nelle prime scene del film, Evelyn è stata presentata come un’immigrata cinese che gestisce una lavanderia a gettoni con suo marito Waymond. Discussioni con la figlia e tensioni con il marito: e se la vita per Evelyn fosse andata diversamente? Saltando da un universo ad un altro, Evelyn incontra decine di versioni di se stessa, ognuna per ogni decisione diversa presa nella propria vita. C’è la Evelyn che ha continuato a coltivare la passione per il canto diventando una cantante professionista e c’è la Evelyn che è riuscita a diventare un’icona del cinema. La Fisica prevede la presenza di altre versioni di noi stessi?

L’interpretazione “a molti mondi” della meccanica quantistica, proposta dal fisico statunitense Hugh Everett nel 1957, prevede l’esistenza di linee temporali ramificate o realtà alternative, in cui ogni nostra decisione si sviluppa in modo diverso. Secondo tale teoria, le varie versioni di noi stessi starebbero vivendo tutte le possibili vite, a seconda delle decisioni prese. La linea del tempo ci blocca in modo definitivo in una delle possibili realtà alternative esistenti per la nostra persona, impedendoci di fatto di tornare indietro per cambiare le nostre decisioni. Nella Lavagnetta vengono mostrate soltanto alcune delle realtà alternative del personaggio di Evelyn: senza il passaggio da una dimensione all’altra, sarebbe stata anche lei bloccata nella linea evidenziata in verde.

Possiamo effettuare un “salto di verso”?

Quante volte abbiamo desiderato di far uso di superpoteri? Ammettiamolo tutti, ci farebbe molto comodo avere il potere di trasformarci in abilissimi matematici mentre risolviamo quell’esercizio che sembra così complesso o in profondi conoscitori di lingue straniere quando viaggiamo in giro per il mondo. Nel film, Evelyn è capace di connettersi alle abilità e ai talenti di tutte le variazioni di se stessa attraverso un metodo piuttosto bizzarro chiamato “salto di verso”. È così che diventa un’esperta di arti marziali, una cuoca, un’attrice, un’atleta: tutte abilità che l’eroina utilizza nel momento di maggior bisogno per il suo personaggio. Ma è davvero possibile passare da una dimensione ad un’altra?

Al momento non esiste alcuna teoria in grado di poter descrivere eventuali viaggi tra realtà appartenenti al Multiverso. Inoltre, nella teoria del Multiverso quantistico, l’eventuale salto potrebbe risultare enormemente catastrofico nell’interpretazione dei mondi. Anche se alcune caratteristiche dell’Universo osservabile sembrano implicare l’esistenza di un Multiverso, in realtà si tratta di un’idea puramente teorica e, a tratti, filosofica. Molti scienziati concordano sul fatto che, per definizione, la teoria del Multiverso non è dimostrabile, ma tanti altri sono convinti che, un giorno, avremo le tecnologie per poterla provare.

Il multiverso di “Everything everywhere all at once” esiste?

In un’intervista per il New York Times, i registi Daniel Scheinert and Daniel Kwan hanno affermato di essersi lasciati ispirare dai modelli dell’universo quantistico e dell’universo a bolle. Certamente non possiamo aspettarci degli universi popolati da persone con dita a forma di hot dog o con sassi parlanti che discutono sul senso della vita. Tutto ciò che c’è di bizzarro, assurdo e fantasioso nel film rimane, pur sempre, una rappresentazione cinematografica che intende regalarci soltanto un momento di intrattenimento. Il meraviglioso delirio di “Everything Everywhere All At Once” ci fa sognare e ci tiene incollati allo schermo, ma ci può anche aprire gli occhi su una delle teorie più affascinanti e controverse delle Fisica teorica di cui, citando Doctor Strange, “sappiamo spaventosamente poco”.

Sapevate che…

L’obiettivo di Tupaki, l’entità maligna del Multiverso che è in grado di sentire tutto, ovunque e contemporaneamente (da qui il titolo del film) è quello di usare un Bagel, per risucchiare l’intero Multiverso. La tipica ciambella americana, coerentemente con molte scene surreali della pellicola, è un’idealizzazione di buco nero. Ma un buco nero può essere generato a partire da una ciambella? La fisica può dircelo.

Conoscendo la massa di un oggetto, si può calcolare di quanto deve essere compresso per essere trasformato in un buco nero: questo valore, detto raggio di Schwarzschild, è un limite oltre il quale la massa raggiunge una densità tale da avere un’attrazione gravitazionale immensa, da cui nulla è in grado di sfuggire. Il Sole ha un raggio di Schwarzschild di circa 3 chilometri, mentre la Terra di 9 millimetri: comprimendo il nostro pianeta fino alle dimensioni di una piccola biglia diventerebbe un buco nero. Anche una ciambella potrebbe, ipoteticamente, originare un buco nero se compressa miliardi e miliardi di volte!

a cura di Giada Cacciapaglia

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