Cosa vedremmo se cadessimo in un buco nero? La nuova simulazione della NASA

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Il supercomputer Discover del Nasa Center for Climate Simulation ha realizzato una video-simulazione a 360° che mostra cosa accadrebbe se ci tuffassimo all’interno di un buco nero supermassiccio.

La nuova video-simulazione della NASA

Quante volte ci siamo chiesti cosa accadrebbe se cadessimo all’interno di un buco nero? Ora, grazie ad una video-simulazione sviluppata da un supercomputer della NASA, possiamo visualizzare cosa accadrebbe se oltrepassassimo l’orizzonte degli eventi, ossia il punto di non ritorno per un buco nero, un limite matematico che indica la distanza oltre il quale niente, nemmeno la luce, è in grado di fuggire.

Nello specifico, i filmati mostrano ciò che accade quando ci si avvicina ad un buco nero supermassicio, con una massa pari a 4,3 milioni di volte quella del nostro Sole e molto simile a quello che si trova al centro della via Lattea. Per produrlo, il supercomputer ha elaborato 10 terabyte di dati in 5 giorni di esecuzione sfruttando solo lo 0.3% dei suoi processori: incredibile se pensiamo che la stessa impresa su un tipico laptop richiederebbe anche più di un decennio. Sono stati simulati due possibili scenari: uno in cui la telecamera sfiora l’orizzonte degli eventi e torna indietro e uno in cui attraversa questo confine, in un viaggio senza ritorno.

Tuffarsi in un buco nero

Nel primo filmato, vediamo una nuvola piatta e vorticosa di gas caldo e luminoso, il disco di accrescimento, dato dal materiale che ruota attorno al buco nero ad una velocità così alta che, riscaldandosi, è in grado di emettere radiazione elettromagnetica. Questo appare distorto perché, come ci insegna Einstein, l’enorme gravità del buco nero deforma lo spazio-tempo. In questa zona si trovano anche gli anelli fotonici, composti da particelle di luce, all’interno dei quali si trova l’ombra del buco nero.

Avvicinandoci con una velocità sempre più vicina a quella della luce, il bagliore del disco di accrescimento viene amplificato più o meno allo stesso modo in cui il suono di un’ambulanza in arrivo aumenta di tono. La luce appare dunque più luminosa e bianca guardando nella direzione di marcia. Il viaggio poi prosegue finché la telecamera non precipita verso la singolarità, un punto in cui le leggi della fisica che conosciamo smettono di funzionare e nel quale risulta impossibile comunicare con l’esterno.

Attorno all’orizzonte degli eventi

Nel secondo filmato, la telecamera orbita nelle vicinanze dell’orizzonte degli eventi, senza mai oltrepassarlo. Se un astronauta volasse con una navicella spaziale in prossimità di un corpo così massiccio, tornerebbe sulla Terra molto più giovane rispetto ai suoi coetanei rimasti a casa, dal momento che, come Einstein ci insegna, il tempo scorre più lentamente vicino ad un intenso campo gravitazionale.

a cura di Giada Cacciapaglia

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