
Ddakji
Usato dal reclutatore nelle stazioni della metro di Seoul per accalappiare nuovi giocatori, il ddakji consiste in un gioco in cui due giocatori si sfidano nel cercare di far ribaltare la tessera di carta dell’avversario, poggiata a terra, lanciandoci la propria sopra.
Il principio fisico alla base di questo gioco è quello della conservazione dell’energia, secondo il quale l’energia non può essere né creata e né distrutta ma può cambiare forma, ad esempio quando viene trasferita da un corpo ad un altro.
In questo caso, quando la tessera viene scagliata da un giocatore verso il basso, essa acquisisce una certa energia cinetica, ovvero l’energia del movimento. Nel momento dell’impatto con l’altra tessera, l’energia cinetica della tessera, senza considerare le varie dissipazioni possibili, viene trasferita alla tessera avversaria poggiata per terra.
L’energia acquisita dalla tessera avversaria fa sì che essa si comprima e decomprima velocemente e quindi, quasi come se fosse una molla, faccia un piccolo salto, ribaltandosi.
Il trucco sta quindi nel cercare di trasferire più energia possibile alla tessera avversaria e per farlo ci sono un paio di accorgimenti che possiamo mettere in pratica.
Innanzitutto, per minimizzare la dissipazione dell’energia cinetica della nostra tessera a causa dell’attrito dell’aria e massimizzare l’accuratezza del lancio, è consigliato effettuare un ampio movimento del braccio per caricare il tiro e lasciare andare la tessera non troppo lontano dal pavimento.
Secondo consiglio, cerchiamo di far atterrare la nostra tessera su quella avversaria con la faccia parallela al terreno e non di spigolo: in questo modo massimizzeremo la distribuzione dell’energia su tutta la superficie della tessera avversaria e avremo qualche possibilità in più di farla ribaltare.
Tiro alla fune
Nel tiro alla fune, che ha eliminato molti giocatori nella prima stagione della serie, l’obiettivo del gioco è quello di tirare una corda insieme alla propria squadra cercando di guadagnare più terreno possibile, mentre si è ostacolati dal tiro di una squadra avversaria.
Per quanto la forza di tiro esercitata dai giocatori sia importante alla vittoria, risultano di fondamentale importanza anche il posizionamento dei membri della squadra e la strategia di tiro: è così che entrano in gioco il principio di sovrapposizione, il concetto di attrito e quello di baricentro. Vediamo passo dopo passo in cosa consistono queste cose e come si applicano al nostro scopo.
Sappiamo, dal principio di sovrapposizione, che l’effetto di una somma di forze applicate ad un oggetto è uguale alla somma degli effetti delle singole forze. Quindi in sostanza, per fare un esempio con i numeri, se la corda viene tirata orizzontalmente da destra con una forza di 10 N e da sinistra con una forza di 8 N, l’effetto totale sulla corda è quello che produrrebbe una forza di 2 N che tira da destra.
Tenendo a mente queste informazioni, affermiamo ora che un buon posizionamento dei giocatori corrisponde già a metà della vittoria. Quando afferriamo la corda ed essa viene tirata dagli avversari, stiamo subendo l’effetto di una forza che ci tira in avanti. Se noi siamo in piedi in posizione eretta, l’unica forza che possiamo opporre a quella avversaria è quella delle nostre braccia e quindi con più facilità verremo sbilanciati in avanti, probabilmente perdendo.
Posizionarsi con il corpo molto inclinato all’indietro, invece, aggiunge alla forza di tiro delle nostre braccia anche la forza generata dal peso del nostro corpo che, essendo sbilanciato con la verticale passante per il baricentro che cade fuori dalla base d’appoggio, tenderà a farci ruotare con la schiena verso terra: se per evitare di cadere ci teniamo saldi alla corda, questa forza sarà trasmessa alla fune e si sommerà a quella di tiro impressa dalle nostre braccia.
Considerando poi, in una posizione del genere, l’abbassamento della corda verso il terreno, verrà favorita l’azione della forza d’attrito tra scarpe e suolo, che ci tiene saldi a terra.
Inoltre, il nostro baricentro risulterà essere spostato molto più indietro rispetto alla base d’appoggio (essendo sostenuti dalla forza avversaria), la nostra posizione risulterà più stabile e sarà quindi più difficile sbilanciarci in avanti.
Volendo sfruttare poi il principio di sovrapposizione, una mossa intelligente è quella di tirare tutti contemporaneamente la corda applicando brevi ma coordinati impulsi: in questo modo tutte le forze applicate dai giocatori della squadra si sommano in un’unica grande forza e i partecipanti minimizzano gli sprechi di energia concentrandola in piccoli, ma ripetuti e precisi, impulsi di forza.
Chiaramente bisogna fare attenzione a non sbilanciarsi troppo all’indietro o si potrebbe essere vittima di una trappola della squadra avversaria: se gli avversari dovessero lasciare di botto la presa della corda, per i motivi spiegati prima sul baricentro e la forza peso agente sul nostro corpo ci ritroveremmo dritti di sedere per terra, come abbiamo visto fare in una scena della serie.
Trottola
Il gioco della trottola, riproposto nella serie insieme ad altri quattro minigiochi, consiste nel lanciare una trottola per terra cercando di farla rimanere in piedi nei momenti dopo il contatto col suolo.
In varie scene della serie sudcoreana abbiamo visto come possa essere difficile far rimanere in piedi la trottola: come mai a volte essa rimane in piedi ed altre volte cade sul lato?
L’esperienza comune ci suggerisce che la ragione dietro questa differenza di comportamento della trottola risieda nel suo stato di moto o, meglio, nella sua rotazione.
La fisica ci dice che, quando un oggetto è in moto rotatorio, esso possiede un certo momento angolare, che è la grandezza fisica per le rotazioni equivalente a ciò che rappresenta la quantità di moto per le traslazioni.
Quindi, così come esiste un principio per la conservazione della quantità di moto, esiste anche il principio della conservazione del momento angolare, secondo il quale il momento angolare di un sistema resta costante nel tempo se il momento delle forze esterne applicate ad esso è nullo.
Quando imprimiamo un momento angolare alla trottola (quindi una rotazione), il principio di conservazione appena visto impone che esso non cambi nel tempo; quindi, la trottola risulterà stabile nella sua rotazione e rimarrebbe in piedi in quella posizione all’infinito se non disturbata da altre perturbazioni esterne, come le tipiche dissipazioni di energia presenti sulla terra.
Più velocemente riusciamo a far ruotare la trottola, allora, più stabile sarà quest’ultima e meglio risponderà all’urto con il terreno, che può destabilizzarne il moto se troppo violento.
Cerchiamo inoltre di far cadere la trottola per terra facendole compiere la traiettoria più verticale e meno parabolica possibile, in modo che l’urto con il terreno si trasferisca maggiormente lungo la direzione verticale e venga minimizzata la forza applicata lungo quella orizzontale, che tenderebbe a far ruotare la nostra trottola di lato, facendola ribaltare.
a cura di Nicola Salvemini